L’onore e il rispetto: la rivolta siciliana su Facebook
Se da un lato la fiction televisiva “L’onore e il rispetto” – che si è appena conclusa con un finale “deludente” per molti appassionati telespettatori – ha registrato un numero di ascolti molto elevato, dall’altro lato il successo di questa fiction potrebbe essere presto ridimensionato. Pare, infatti, che una gran parte di cittadini siciliani sia […]
di redazione / 04.10.2012
Se da un lato la fiction televisiva “L’onore e il rispetto” – che si è appena conclusa con un finale “deludente” per molti appassionati telespettatori – ha registrato un numero di ascolti molto elevato, dall’altro lato il successo di questa fiction potrebbe essere presto ridimensionato.
Pare, infatti, che una gran parte di cittadini siciliani sia parecchio risentita non solo per quel che riguarda il format della serie tv, ma anche per l’utilizzo “sbagliato” che viene fatto dell’accento siciliano.
La pagina di Facebook dedicata alla splendida Sicilia, conta innumerevoli commenti negativi nei confronti di questa fiction ambientata nella Sicilia degli anni ’60: una Sicilia che, nella fiction, viene disegnata come un ambiente malavitoso e sanguinario, in cui si consumano quotidianamente omicidi e vendette di stampo mafioso.
Se una parte del pubblico televisivo si è appassionato proprio alla storia raccontata dalla fiction, una parte degli utenti della rete si è indignata di fronte a quella che considera un’offesa ai cittadini siciliani, che affermano a gran voce che, sebbene in Sicilia esista ancora la mafia e si parli ancora di ambienti in cui essa è ben radicata, non si può sostenere che tutta la Sicilia si riduca a questo.
Ragioni comprensibili, quelle dei siciliani che lamentano di essere messi in cattiva luce non solo di fronte all’Italia ma anche all’estero: tuttavia, non si può dimenticare che gli anni in cui è ambientato “L’onore e il rispetto” sono indicativi di un’epoca in cui la lotta alla mafia era molto sentita, forse anche più di oggi, e che probabilmente l’intento degli autori è stato proprio quello di “fotografare” in maniera oggettiva una realtà di vita effettivamente esistita.