Una storia qualunque (2000)
Una storia qualunqueCondannato per l'omicidio della moglie, Michele La Torre (Nino Manfredi) viene rimesso in libertà dopo aver dovuto scontare 28 anni di galera. Ma non ha alcuna intenzione di abbandonare quella che fino a quel momento è stata la sua casa e la sua vita. Si barrica in cella e il direttore del carcere deve faticare non poco per convincerlo ad uscire. Appena fuori, Michele, spaventato e confuso dal rumore e dal caos di una città che non riconosce più, ha un unico pensiero: trovare il modo di rientrare in galera. Tenta goffamente di scippare un'anziana signora e viene subito fermato da due poliziotti. Il tentativo di tornare in carcere però fallisce per merito, o per colpa, di un giovane avvocato che passando nei pressi convince la pattuglia a lasciar perdere questo anziano signore, scippatore troppo maldestro. L'avvocato è Mirko Mancini (Bruno Wolkowitch), un simpatico giovane pieno di ideali, ma senza una lira. Dimostrandosi tutt'altro che grato, Michele La Torre lo riempie di insulti, gridandogli chi mai gli ha chiesto di difenderlo, di rimetterlo in libertà? Cosa se ne fa lui della libertà se non ha un posto dove andare, un amico, un parente a cui rivolgersi? Mancini lo guarda come se fosse matto, sale in macchina e se ne va. E' notte e l'avvocato rientra a casa. Sul suo pianerottolo vede l'anziano ex detenuto addormentato, abbracciato alla sua valigetta. Tenta di entrare in casa senza far rumore, ma invano, le chiavi gli sfuggono di mano e cadono a terra fragorosamente. Michele si sveglia di soprassalto e lo prega di ospitarlo almeno per una notte. Mirko rifiuta e nel faticoso tentativo di entrare in casa lasciandolo fuori, lo spintona con troppa forza facendolo cadere per le scale. Michele si è fatto male ad una caviglia e, un po' esagerando, finge di non essere in grado di camminare. L'avvocato è costretto a farlo entrare e a malincuore anche ad ospitarlo: ma sia chiaro, precisa, per una sola notte, domani, anche zoppicante, dovrà levare le tende. Il vecchio signor La Torre promette, ma il giorno dopo una brutta sorpresa attende Mirko alla porta. Due ufficiali giudiziari sono venuti a pignorare i mobili per un mancato pagamento ed è Michele a levarlo dall'imbarazzo offrendosi di saldare subito il debito. Adesso le parti si sono invertite, Mirko si è reso dipendente da Michele e non sa come potrà mai restituirgli quel denaro. E' molto semplice – risponde Michele – lavorando per me. Da oggi ti impegni a rintracciare i miei due figli: Sara (Agnese Nano) e Sandro (Antonio Manzini) che al momento dell'arresto avevano solo 3 e 5 anni. Da quel giorno sono stati affidati ad un istituto e poi adottati entrambi da una coppia di romani . Nel frattempo lui si sistemerà nello stanzino in fondo al corridoio. E' piccolo, osserva, ma lui ci è abituato: ha più o meno le stesse misure della sua cella. La convivenza tra Mirko e Michele è piuttosto faticosa ma, dopo un inevitabile periodo di conflitti tragicomici, si fa più affettuosa man mano che l'avvocato impara a conoscere meglio l'anziano signore. Tant'è che più passa il tempo e meno è convinto della colpevolezza del suo coinquilino. Un uomo così buono e remissivo, pensa, non può essersi macchiato di un delitto. Spinto ormai dall'affetto, Mirko si mette alla ricerca delle vecchie carte processuali e notte dopo notte, studiando senza tregua, scopre varie incongruenze. Rintraccia il commissario Pietrostefano (Carlo Croccolo) che all'epoca si era occupato del caso e che, vecchio e malato, è da alcuni anni costretto a letto. La sua testimonianza risulta molto utile all'avvocato che scopre tra l'altro che proprio quando Pietrostefano stava avvicinandosi alla verità venne misteriosamente sollevato dal caso. Inoltre emerge un altro fatto importante: la confessione poi ritrattata di un testimone oculare, un certo Robinson, un pittore americano che abitava con la moglie al piano di sotto rispetto all'appartamento della famiglia La Torre. Nella sua prima testimonianza Robinson aveva affermato di aver visto un uomo allontanarsi su una Lancia Zagato bianca proprio all'ora del delitto. Nel frattempo Michele raggiunge il villino dove dovrebbero abitare i suoi figli e osserva da lontano per ore e ore nella speranza di riconoscere qualcuno. Vede un bambino di circa 8 anni, un grosso cane, una filippina. Con un po' di coraggio si avvicina al cancelletto e improvvisamente viene travolto da una giovane donna sui 30 anni, Beatrice (Valerie Leboutte), che mortificata si scusa mille volte con lui per essersi dimenticata del loro appuntamento. Lo invita ad entrare in casa e gli offre un caffè. Michele è confuso, combattuto tra il desiderio di sapere qualcosa di più dei suoi figli e la promessa fatta a Mirko di non avvicinare mai nessuno della sua famiglia. Ma la tentazione è troppo forte e senza neanche accorgersene si ritrova dentro la casa di suo figlio Sandro e quella gentile signora che gli sorride di fronte è sua nuora Beatrice, mentre il bambino che poco prima vedeva giocare in giardino è Matteo, suo nipote. Capisce quasi subito di essere stato scambiato con il giardiniere. Emozionato e un po' impacciato accetta l'incarico assicurando la massima professionalità. Comincia così un periodo particolarmente felice per lui, che ogni giorno che passa conquista sempre più l'affetto della nuora, del nipotino e persino del grosso cane Max, mentre, al contrario, non riesce a farsi benvolere da suo figlio Sandro che lo guarda con sospetto e diffidenza. Mirko Mancini conosce casualmente Sara, la figlia violoncellista di Michele, che vive a Londra ma è di passaggio a Roma ospite di Sandro e Beatrice, e ne rimane folgorato. Intanto l'avvocato prosegue l'inchiesta sul vecchio delitto di Piazza Vittorio. Consigliato dall'ex commissario Pietrostefano capisce che la chiave di tutto è l'automobile Lancia Zagato che fu vista fuggire nella notte dell'omicidio. Riesce a trovare la lista di tutti gli acquirenti di quel tipo di auto in quell'anno. Mancini rintraccia anche la signora Robinson, vedova del pittore, e scopre che il marito ritrattò la testimonianza a causa di una grossa somma in denaro offertagli da un anonimo. La donna dice di aver vissuto per anni con questo peso e non vede l'ora di poter rendere giustizia al povero signor La Torre. Tra Mirko e Sara si instaura un'immediata simpatia che li porta a frequentarsi, a conoscersi meglio, al punto che lui, dopo una sofferta riflessione, decide di rivelarle che il caso di cui si sta occupando riguarda suo padre. Sara però è tanto traumatizzata che lo blocca e gli vieta di fare il nome del suo vero genitore. Michele, intanto, trova sulla scrivania di Mancini la lista di tutti i proprietari di Lancia Zagato e scorrendo tra i vari nomi selezionati rimane colpito da uno in particolare. Prende una pistola e si reca dall'avvocato Mosca (Giancarlo Dettori), ex datore di lavoro di sua moglie.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita in Italia: 19 e 20 Novembre 2000 (Rai1)Nazione: Italia - 2000
Durata: 195 minuti
Formato: Colore
Note di Regia
Come autore e come regista devo molto a Nino Manfredi. Per un motivo o per l'altro ho scritto per lui pagine e pagine di sceneggiature, l'ho diretto più volte e credo di conoscerlo bene. Questo film è nato come un omaggio alla sua arte, ispirato dall'affetto, dall'ammirazione e dalla gratitudine che provo per lui. Il personaggio di Michele La Torre è semplice e complesso ad un tempo. Un uomo uscito di prigione più puro ed innocente di quando vi è entrato, trent'anni prima, per una condanna ingiusta. Un uomo ormai vecchio, vulnerabile, che è andato oltre il dolore. L'ho scritto come un vestito fatto su misura per come Manfredi è oggi, con la sua grandezza intatta ma anche con una nuova commovente fragilità in questa particolare stagione della sua vita che è la vecchiaia. Non so quanti altri attori avrebbero potuto interpretarlo. Nel film debutta mio figlio Matteo che ha otto anni. Dirigerlo accanto al suo grande nonno è un'emozione indescrivibile. Non so se vorrà continuare su questa strada, cosa che (e parlo regista) gli riesce molto bene. In ogni caso penso che un giorno, riguardando quelle scene in cui lui e il nonno recitano insieme, gli farà piacere aver avuto questa possibilità. – Alberto Simone
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