Zoran, il mio nipote scemo (2013)
Zoran, il mio nipote scemoPaolo Bressan trascorre le sue giornate da Gustino, gestore di un'osteria in un piccolo paese vicino a Gorizia. Un quarantenne alla deriva, cinico e misantropo, professionista del gomito alzato ma anche della menzogna compulsiva, che lavora di malavoglia in una mensa per anziani e insegue senza successo l'idea di riconquistare Stefania, la sua ex moglie. Ma le cose cambiano con l'entrata in scena di Zoran, un quindicenne occhialuto lasciatogli in "eredità" da una lontana parente slovena, che parla in modo strano e sembra anche un po' ritardato. Scopre così di essere zio, e la cosa lo disgusta. Solo quando si accorge che suo nipote Zoran è un vero fenomeno a lanciare le freccette, si ricrede. Ogni anno si svolgono i campionati mondiali di freccette con un montepremi di 60 mila euro e Paolo non ha nessuna intenzione di lasciarsi scappare questa opportunità. Grazie a Zoran comincia a pensare di poter fare finalmente centro nella sua vita… Ci riuscirà? Una cosa è certa: Paolo s'è svegliato da un letargo che durava da sempre e ha iniziato a inseguire un riscatto personale. Ma Paolo l'inaffidabile, Paolo l'insopportabile, Paolo l'alcolista, prima di vincere qualsiasi gara di freccette, sarà in grado di sconfiggere se stesso?
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 31 Ottobre 2013Uscita in Italia: 31/10/2013
Genere: Commedia
Nazione: Italia, Slovenia - 2013
Durata: 106 minuti
Formato: Colore
Distribuzione: Tucker Film
Box Office: Italia: 591.668 euro
Note:
Presentato nella sezione Settimana Internazionale della Critica della 70a Mostra del Cinema di Venezia.
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Immagini
Note di Regia
Dopo 13 anni trascorsi a Roma ho deciso di ritornare a casa mia, in Friuli Venezia Giulia, per girare il mio primo film. Gli anni trascorsi a Roma mi sono serviti per studiare e per formarmi come regista, ma anche per scrollarmi di dosso le dinamiche del piccolo centro in cui sono nato e cresciuto, nelle quali ero letteralmente immerso. Proprio questo distacco e il mio conseguente ritorno, mi hanno regalato la lucidità nell'osservarle, una lucidità che non avrei avuto altrimenti. Assieme ad una gran voglia di raccontarle, quelle dinamiche. Un tempo pensavo che in un paese non accadesse nulla d'interessante e che solo la città potesse essere un luogo vitale di scambio e d'interazione. Oggi sono pronto a ricredermi. Ho capito che la città può raffreddare e inibire il contatto: le persone hanno modo di nascondersi, di confondersi, di perdersi. In una grande città è sufficiente frequentare quartieri differenti per non incontrarsi per mesi, per anni. In un paese, questo non accade. Le dimensioni di un piccolo centro di provincia costringono a partecipare alla vita di tutti, che lo si voglia o meno: impossibile sottrarsi all'attenzione della collettività, impossibile nascondersi, impossibile perdersi di vista. Nella mia terra, il centro nevralgico della sfera sociale è l'osteria, qui s'incrociano volti, notizie, esistenze, frustrazioni e passioni. Il palcoscenico dell'osteria scandisce le esistenze rallentate degli avventori, attori allo sbaraglio, che trovano il loro rifugio quotidiano, che spartiscono gioie e dolori con gli amici e col vino, interrogandosi sui dilemmi, e non trovando risposte. Anni fa ho conosciuto un adolescente schivo, con un grande talento per il gioco delle freccette. Soltanto con le freccette in mano e gli occhi sul bersaglio, accettava di trovarsi al centro dell'attenzione. Nei minuti di gioco diventava forte, quasi spregiudicato nel relazionarsi col prossimo. Nei suoi occhi brillavano lampi d'intelligenza. Terminata la competizione rincasava nell'ombra della consueta timidezza. Il ricordo di quel ragazzo, è diventato il mio Zoran (ROK PRASNIKAR). Paolo (GIUSEPPE BATTISTON), invece, è un distillato delle tante persone che animano la mia piccola città. Persone che passano le loro giornate a fantasticare sui luoghi in cui vorrebbero andare, coscienti che non c'andranno mai. Che hanno trascorso un'unica settimana a Parigi in viaggio di nozze decenni addietro, e parlano con destrezza delle grandi capitali europee. Uomini che vivono, allo stesso tempo, l'orgoglio e la frustrazione di non essere mai fuggiti da quell'osteria, e affogano quel contrasto con un altro bicchiere di vino. E quando Paolo, abbrutito e disilluso, ragazzo mai cresciuto, incontra quel ragazzo autentico, Zoran, che invece vuole crescere, sarà in grado d'intraprendere una strada che porta verso il cambiamento, attraverso un sentiero differente, sempre vagheggiato e mai battuto? Impresa difficile, perché Paolo galleggia in una piscina riempita da esseri umani concreti e rassegnati, appassionati e rallentati, dilaniati e ironici, che parlano per coprire i silenzi, che usano parole per nascondere le parole che non sanno dire. Paolo è nel mezzo di questo frenetico vortice lento, che alimenta da sempre la sua incosciente solitudine. I personaggi attorno a lui, scompaiono lentamente durante il film. Un mondo che sbiadisce attorno al respiro di Paolo sempre più in affanno, alla sua anima in decomposizione, sempre più sola, piena delle sue paure e dei suoi deliri. Il personaggio occulto di questo film è il vino. Se nel resto d'Italia si usa l'espressione "ci vediamo per un caffè?" in Friuli si dice "ci vediamo per bere un bicchiere?" Che si tratti di vino è sottinteso. Il vino della mia terra, che fa prendere le decisioni e perdere le occasioni, che confonde, enfatizza, distorce o rallegra la vita. È il complice del protagonista nei piani inconcludenti e accompagna la sua ostinata solitudine. Ho cercato di accompagnare lo spettatore nei ritmi di vita del mio paese, ho cercato d'incollarmi a quei personaggi che conosco bene, che si muovono piano e non hanno fretta. Ho scelto quindi di mantenere una macchina da presa regolare e statica, al totale servizio della storia. Ho ricercato una regia funzionale e attenta alle lentezze dei personaggi con una fotografia opaca e poco brillante. Ho lavorato per costruire una commedia rigorosa senza badare ai tempi classici del genere, cercando di prediligere le anime dei personaggi piuttosto che rinchiuderli in una gabbia di relazioni causa-effetto.
Canzoni
OČE NAŠ
di Jože Leskovar, cantata da Rok Prasnikar (ZORAN) , composta per l'occasione da MASSIMO DEVITOR e STEFANO BONETTI
Oče naš, ki si v nebesih,
posvečeno bodi tvoje ime,
pridi k nam tvoje kraljestvo,
zgodi se tvoja volja
kakor v nebesih tako na zemlji.
Daj nam danes naš vsakdanji kruh
in odpusti nam naše dolge,
kakor tudi mi odpuščamo svojim dolžnikom,
in ne vpelji nas v skušnjavo,
temveč reši nas hudega.
Amen.
Padre nostro
Padre Nostro che sei nei Cieli / sia santificato il tuo nome / venga il tuo regno / e sia fatta la tua volontà / come in Cielo così in terra / Dacci oggi il nostro pane quotidiano / e rimetti a noi i nostri debiti
/ come noi li rimettiamo ai nostri debitori / e non ci indurre in tentazione / ma liberaci dal male. Amen
SE JO VèS DI MARIDAMI
elaborazione MASSIMO DEVITOR e STEFANO BONETTI
Se jo vès di maridâmi,
un cialiâr no cjolares.
Lui l' è bon dì bati suelis
e ancje me mi batares, Giulieta.
Op sa ssa' Nineta,
e ancje me mi batares.
Cun chei quatri ch'al guadagne
nol mantèn nàncje un polez
Benedetis lis cjargnelis benedez i lor pais Giulieta,
op sa ssa' Nineta , op sa ssa Nineta.
Benedetis lis cjargnelis benedes i lor pais
Op sa ssa… op sa ssa… op sa ssa… VIVA l'AMOR!
Se dovessi maritarmi
Se dovessi maritarmi / non prenderei un calzolaio / È capace di battere le suole / e batterebbe anche me, Giulietta / Op sa ssa Ninetta / batterebbe anche me / Con quei quattro soldi che guadagna / non mantiene neanche un pollo / Benedetti i carnici, benedetti i loro paesi, Giulietta / op sa ssa Ninetta , op sa ssa Ninetta / Benedetti i carnici, benedetti i loro paesi / op sa ssa… op sa ssa… op sa ssa… VIVA l'AMORE!
VIN E AQUA
Giulio Viozzi
El vin servi pai sani,
l'acqua la bevi il can.
El vin servi pai driti,
l'acqua le rane in ploc.
Chi lassa chi lassa el vin istrian,
xè proprio un fiol de un can.
El vin fa allegria,
l'acqua disfa i budei.
El vin xè compagnia,
l'acqua xè pai cocai.
Chi lassa chi lassa el vin furlan,
xè proprio un fiol de un can.
El vin tien su la vita,
l'acqua la butta zò.
El vin xè la salute,
l'acqua xè il funeral.
Chi lassa chi lassa il vin terran,
xè proprio un fiol de un can.
Vino e Acqua
Il vino serve ai sani / l'acqua la beve il cane / Il vino serve per i dritti / l'acqua per le rane nella pozzanghera / Chi lascia il vino istriano / è proprio figlio d'un cane. Il vino fa allegria / l'acqua distrugge le budella / Il vino fa compagnia / l'acqua è per i gabbiani / Chi lascia il vino friulano / è proprio figlio d'un cane. Il vino sorregge le vita / l'acqua la butta giù / Il vino è la salute / l'acqua è il funerale / Chi lascia il vino terrano / è proprio figlio d'un cane.
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