67a Venezia: polemiche sul film Vallanzasca di Michele Placido
Con il ‘Vallanzasca‘ di Michele Placido alla 67a Mostra del Cinema di Venezia sbarca fuori concorso anche la prima vera polemica di questa edizione: subito si passa però alle difese: “Il mio non è certo un film assolutorio. Quello che fa Vallanzasca è fin troppo chiaro: ammazza poliziotti, scanna il suo amico piùcaro in carcere. […]
di Redazione / 07.09.2010
Con il ‘Vallanzasca‘ di Michele Placido alla 67a Mostra del Cinema di Venezia sbarca fuori concorso anche la prima vera polemica di questa edizione: subito si passa però alle difese:
“Il mio non è certo un film assolutorio. Quello che fa Vallanzasca è fin troppo chiaro: ammazza poliziotti, scanna il suo amico piùcaro in carcere. Se uno vede una glorificazione non ha capito. E’ un criminale fino in fondo ma un criminale con una sua etica del male”.
Michele Placido, regista, ha presentato alla 67a mostra del Cinema di Venezia una pellicola che racconta la vita, i crimini, gli arresti, le fughe rocambolesche del bandito più famoso del dopoguerra italiano, in un racconto che è anche un affresco della Milano degli anni ’70 con efferati scontri tra le bande della mala.
Il film dopo la proiezione in sala, ha ricevuto dalle colonne del ‘Corriere della Sera‘ l’accusa dai parenti delle vittime del bandito di aver trasformato un criminale in eroe, ma Placido non ci sta:
“Non abbiamo affatto raccontato un eroe. Abbiamo raccontato un criminale senza se e senza ma. Lui non ha mai tradito i suoi principi: non ammazzava a sangue freddo, non faceva saltare in aria innocenti come hanno fatto la mafia o i terroristi. Il criminale è quello che affronta le sue responsabilità. Lui ha mantenuto una sua etica comportamentale, una sua coerenza nel male fino alla fine. E infatti sta scontando il suo ergastolo mentre tanti terroristi e mafiosi che si sono macchiati di stragi di gente inerme sono in libertà. Vallanzasca invece è ancora in carcere e in un certo senso ha pagato per tutti. Non dimentichiamo che, in questo Paese delle stragi mafiose e del terrorismo, anche in Parlamento c’è chi ha fatto peggio di lui”.
Quanto al fascino del personaggio, Placido sottolinea che “è innegabile”:
“Ma forse una certa critica non ama gli attori belli. L’emblema di Vallanzasca è che era bello ed era allo stesso tempo un angelo del male. E questo spiazza molti. Il suo fascino e la sua notorietà si devono proprio a questo. Forse l’Italia ama il cliché del cattivo brutto, la visione lombrosiana del male. Grazie a Dio questo è un film prodotto dagli americani, non l’hanno voluto produrre né la Rai né Medusa. E’ un film che andrà all’estero, con buona pace di chi non ama questo personaggio, che è scomodo fino in fondo. In questo senso, Renato fa il suo dovere”.
Nel ruolo del bel Renè c’è Kim Rossi Stuart, che non vuole entrare nel merito della polemica anche perché ammette che vedrà il finito solo qui Venezia.
Nella lettera delle associazioni dei familiari delle vittime di Vallanzasca, pubblicata dal ‘Corriere della Sera’, si legge:
“Bisogna chiedersi se i diritti di espressione e di libero mercato non collidano con un altrettanto diritto: quello di onorare la memoria delle vittime”. “Riteniamo – aggiungono i familiari – non sia ammissibile riscrivere la storia, costruire una memoria collettiva dei fatti che riguardano spietati assassini attraverso i loro stessi occhi e secondo le loro logiche irrazionali e inaccettabili prescindendo dalla verità“.
Dal mondo della politica attacca il film il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Maria Giro, contesta la professonalità di Placido nel realizzare un film.
Il vero Renato Vallanzasca al Lido non è potuto venire, anche se aveva tentato di chiedere un apposito permesso per assistere alla prima veneziana del film.