5 Film che sono stati notoriamente difficili da girare
In attesa di conoscere quelli che saranno i vincitori dei Premi Oscar 2020, vediamo quali sono 5 film che hanno avuto molto successo, ma anche moltissimi problemi in fase di produzione.
di Erika Pomella / 06.02.2020
Con gli Oscar 2020 ormai alle porte -verranno consegnati la sera del 9 Febbraio (le 2 del mattino del 10 Febbraio in Italia) – si continua a parlare di coloro che concorreranno per vincere l'ambita statuetta d'oro che concede una sorta di status quo a chi la vince (nel bene e nel male), ma a far parlare di sé sono sempre i grandi esclusi, coloro che magari immaginavano di essere riusciti a ritagliarsi un posto nella lista dei nomi di chi conta e che invece rimangono fermi ai box.
Quest'anno il nome che è stato fatto con maggior vigore per parlare degli esclusi è stato quello di Greta Gerwig che lo scorso 9 Gennaio ha debuttato nelle sale del nostro paese con la sua trasposizione di Piccole Donne, pellicola tratta dal famoso romanzo di Louisa May Alcott (Piccole Donne e Piccole Donne Crescono). Il film è stato candidato nella sezione Best Pictures ma l'esclusione della Gerwig dalla cinquina dei migliori registi ha acceso moltissime polemiche, compresa quella sempre attuale del basso numero di donne che vengono nominate ai Premi, sebbene nessuno si sia poi fermato a pensare di quanto sia basso, in realtà, il numero delle donne che hanno la possibilità di lavorare a Hollywood e di avere un pubblico tale da sancirne il successo agli occhi degli Studios, che sono poi quelli che spingono per avere una nomination.
Al di là di tutte queste "chiacchiere da bar", tuttavia, il clima di questi gironi è molto orientato verso i Premi Oscar, con le scommesse che rilanciano le ultime quote e i cinefili che si perdono nelle loro lunghe previsioni di vittoria. In questo contesto, dunque, potrebbe essere interessante vedere quali sono i film che hanno in qualche modo lasciato una propria impronta nel mondo di Hollywood e che, allo stesso tempo, sono risultati tra i più difficili da girare. Noi ve ne indichiamo 5 tra quelli più famosi della storia del cinema del ventesimo secolo.
ALIEN 3
Alien 3 rappresenta forse uno dei film più importanti nella carriera del regista David Fincher. È con Alien 3, infatti, che Fincher ha dimostrato al mondo il suo modo di lavorare, anche a costo di andare contro gli studios e il sistema delle major pur di mantenere integra la sua visione.
Tuttavia David Fincher non fu il regista scelto per Alien 3. Prima di lui a girare Alien 3 era stato chiamato Vincent Ward. La sua storia prevedeva un'ambientazione su un pianeta boscoso abitato da una sorta di monaci, dove si "schiantava" la navicella di Ripley, trasformandola di colpo nella prima e unica donna del monastero. La produzione cominciò, si cominciarono a costruire i set, ma quando la Fox chiese a Ward di fare alcuni grandi cambiamenti riguardo la storia lui decise di andarsene.
Così venne chiesto a Walter Hill e David Giler di rifinire lo script di Ward, mentre a Fincher venne chiesto di passare dietro la macchina da presa. A grandi linee la storia di Ward rimase come pilastro della struttura narrativa, ma il pianeta venne modificato in un raffineria di minerali, mentre i monaci divennero prigionieri. Si cominciò dunque a girare, ma tempo due settimane e il direttore della fotografia Jordan Cronenweth – l'unico e vero alleato che Fincher aveva all'interno della squadra produttiva – fu costretto a lasciare il set a causa della dignosi del morbo di parkinson. Al suo posto entrò in scena Alex Thomson.
A questo punto Fincher cominciò una sorta di braccio di ferro continuo con la produzione. Non solo aveva dovuto ereditare il film di qualcun altro che aveva già lasciato la nave, ma oltretutto Fincher doveva lavorare su uno script che non era mai stato finito. Il meticoloso Fincher, in altre parole, stava cercando di girare le scene e dare un senso al film mentre la sceneggiatura veniva scritta contemporaneamente (e riscritta, e riscritta) e il team di produttori non faceva che seguirlo passo passo, nel volersi assicurare che il film fosse quanto più simile possibile ai precedenti capitoli della saga di Alien.
La battaglia continuò anche dietro le quinte, in fase di post-produzione, durante la quale vennero chiesti dei reshoots e ci furono moltissime discussioni riguardo la fine del film. Fincher voleva avere l'ultima parola, ma quando lasciava la stanza, il montatore del film si trovava di nuovo alle prese con i produttori e gli esecutivi che lo obbligavano praticamente a ignorare le indicazioni date da David Fincher.
Alla fine del progetto Fincher ebbe pochissimo controllo sul film, che quasi lo spinse a disconoscerlo. Il film uscì in sala ed ebbe delle pessime recensioni e anni dopo Fincher avrebbe detto: "Nessuno lo odia più di me. Finora nessuno lo ha odiato più di me".
THE BOURNE IDENTITY
The Bourne Identity è la prova che quando ci sono problemi di produzioni e incomprensioni creative tra il team dei produttori e visione del regista, non sempre debba uscire un cattivo film.
The Bourne Identity rappresentava il primo ruolo da action hero per Matt Damon, ma né il regista Doug Liman né il protagonista stesso erano interessati a fare un film thriller che seguisse pedissequamente le regole del genere e che fosse, in qualche modo, standardizzato. Anzi. Liman scelse di trattare il film come se fosse una sorta di documentario, il che ha aggiunto a questa pellicola del 2020 una qualità inaspettata.
Tuttavia quando la produzione del film iniziò Liman cominciò ad avere a che fare con i capi della Universal Pictures e lo scontro era costantemente dietro l'angolo. Lo Studio sembrava non essere soddisfatto con la natura del film, né con il basso indice di azione richiesto sul set, a tal punto che Tony Gilroy e lo stesso Liman erano costretti a scrivere e riscrivere costantemente la sceneggiatura, facendo sì che l'iniziale uscita del film, prevista per il Settembre del 2001 finì per slittare al Giugno 2002. Anni più tardi Matt Damon raccontò che la situazione era tale che il produttore Frank Marshall finì con il girare lui stesso alcune scene del film.
Il motivo del contenzione riguardava soprattutto il terzo atto e, per non rischiare di fare troppi spoiler a chi ancora non ha visto il film, in particolare con la scena della fattoria. Universal voleva addirittura tagliarla dal montaggio definitivo, mentyre Liman e Matt Damon concordavano sul fatto che fosse una scena pressoché cruciale per comprendere il personaggio di Bourne, così come le sue motivazioni. Così, alla fine, attraverso varie scene rigirate e riscritte alla fine si arrivò ad un compromesso (che è quello che si vede nel film) che fece contenti più o meno tutti.
Tutti coloro che erano stati coinvolti, direttamente o indirettamente, nella diatriba parevano essere concordi sul fatto che il film avrebbe potuto tranquillamente essere un flop. Invece le cose andarono meglio e ad oggi la saga di Jason Bourne è uno dei migliori franchise d'azione che il cinema abbia partorito nel 21° secolo. Nonostante questo i rapporti tra Liman e il franchise e la Universal si chiuse e non gli venne chiesto di tornare per scrivere o dirigere il secondo capitolo.
LO SQUALO
Steven Spielberg è un regista che ha la reputazione di essere uno che lavora decisamente in fretta, sempre perfettamente consapevole di quello che vuole: al punto che nel corso della sua carriera è stato in grado più volte di far uscire due capolavori della settima arte nel giro di un solo anno. Ma forse non tutti sanno che Lo Squalo è uno dei film con la produzione più tormentata di sempre.
La produzione del film cominciò con un budget di quattro milioni, che presto si gonfiò fino a toccare la soglia dei nove milioni. Il motivo? Uno dei maggiori problemi che la produzione de Lo Squalo dovette affrontare fu l'irremovibile decisione di Steven Spielberg di girare le scene al largo, in mare aperto, e non in una piscina come invece si era soliti fare. Il regista sembrava non essersi reso conto di quanto difficile sarebbe stato seguire questa sua "voglia", né si aspettava che lo squallo meccanico sarebbe stato quasi del tutto inutilizzabile in quelle condizioni.
Inoltre lo squalo, che sul set veniva affettuosamente chiamato Bruce, avrebbe dovuto essere mostrato molto prima nel film. Ma dal momento che tutto ciò non poteva essere fatto, Spielberg dovette "arrangiarsi" nel creare suspance e terrore ricorrendo ad altre vie narrative.
Girare in mare aperto fece accumulare giorni e giorni di ritardo, membri del cast e della crew tecnica si ammalarono, le macchine da presa cominciarono a non funzionare più tanto bene e ricreare di volta in volta il set di una sola inquadratura poteva costare ore alla produzione. Per fare un esempio una giornata di dodici ore di lavoro sul set de Lo Squalo portava ad appena quattro ore di effettivo filming. La produzione, che all'inizio doveva durare solo 55 giorni, alla fine impiegò ben 159 giorni per arrivare al traguardo, sforando nettamente il budget a disposizione.
A quel punto Steven Spielberg, appena ventiseienne, si convinse che dopo quel lavoraccio non sarebbe mai più riuscito a trovare un lavoro, dal momento che lo studio era furioso con lui, convinti com'erano che aveva rovinato un film che doveva essere molto più semplice da realizzare. Ma tutti noi sappiamo poi come è andata a finire: Spielberg realizzò uno dei film cult della settima arte, un blockbuster estivo che viene replicato ancora oggi e sorretto da una musica di cui bastano appena due note per creare terrore, come ricorda Jack Black nella commedia romantica L'Amore Non Va in Vacanza.
WORLD WAR Z
All'inizio World War Z, pellicola firmata dal Marc Forster di Quantum Of Solace, doveva essere il primo capitolo e il lancio di un franchise cinematografico guidato dal suo produttore e protagonista Brad Pitt.
Ma sin dall'inizio il film sembrava essere nato sotto la proverbiale cattiva stella. La sceneggiatura non fu mai quella definitiva, tanto che si dovette lavorare costantemente sotto una certa vaghezza e gli aspetti che spinsero Brad Pitt a prendere parte al progetto – la storia narrata da un'angolazione legata alla situazione geopolitica – furono gettati alle ortiche in favore di una realizzazione molto più vicina al cinema action.
Per quanto riguarda le riprese, il film sarebbe dovuto finire con una grandiosa scena ambientata in Russia in cui Brad Pitt avrebbe dovuto guidare un esercito di umani contro l'invasione zombie nella famosa Piazza Rossa. Ma alla fine non se ne fece niente.
Durante la post-produzione, Brad Pitt invitò Damon Lindelof a guardare i 72 minuti di montaggio del film. Lindelof diede qualche idea su un nuovo finale, uno che fosse in grado di innalzare il livello di drammaticità e che fosse più concentrato sul suo protagonista e, inoltre, affossò le scene d'azione che erano già state girate. Brad Pitt, Marc Forster e la Paramount accettarono i suggerimenti, seguendoli. Perciò rinunciarono al finale super-action in favore di un finale molto più teso all'horror.
Così alla fine World War Z, che sembrava essere nato per essere un fiasco, arrivò in sala ed ottenne un successo quasi insperato. Tanto che ancora oggi si continua a parlare di un possibile sequel, diretto da David Fincher in persona.
TITANIC
Mai puntare contro James Cameron. Mai.
Durante la lavorazione di Titanic, ci furono molte voci riguardanti i problemi di produzioni e il costo sempre più alto della produzione stessa, dovuta al temperamento forte e ostico del regista. Tutti erano pronti a scommettere che Titanic, la storia d'amore tra la ricca Rose (Kate Winslet) e il povero Jack (Leonardo DiCaprio), sarebbe stato un enorme disastro anche in sala, oltre che tra le pagine della storia.
Ma come dicevamo, non bisogna mai scommettere contro James Cameron. Sebbene il regista avesse già una nomea alquanto scomoda, ossia di essere un uomo con cui era difficile lavorare, James Cameron fu un regista concentrato quasi interamente sul suo lavoro, sul display davanti a sé e quasi non si curava del marasma che gli si muoveva intorno.
Titanic venne girato in Nuova Scozia, in Canada, in un'enorme vasca d'acqua, ma girare nell'acqua fece ammalare attori e membri della troupe. Kate Winslet si fratturò un gomito e temette di essere sul punto di annegare.
Addirittura, durante la lavorazione un membro molto arrabbiato della troupe (rimasto ignoto) mise della Fenciclidina (un allucinogeno) nella zuppa che Cameron e gli altri del cast e della crew avrebbero mangiato. Risultato? 50 persone vennero mandate di corsa in ospedale, compreso Bill Paxton.
Le riprese del film sarebbero dovute durare 138 giorni, ma ce ne vollero in realtà 160 per un totale di 200 milioni di spesa. Fox si mise le mani tra i capelli quando Cameron, infine, si fece avanti con il suo montaggio definitivo di quasi tre ore. Cameron si rifiutò di di tagliare via scene, dicendo alla Fox che avrebbero dovuto licenziarlo.
Titanic è stato un grandissimo successo, con la vittoria di 11 Oscars, incluso quello per il Miglior Film e la Miglior Regia.