Oggi sono cinque anni che Robin Williams ci ha lasciato: un attore dal volto pulito ma pieno di fragilita' che ha unito più di una generazione. Qui c'e' il nostro ricordo.
Il mondo del cinema viene spesso dipinto come una macchina divora-soldi, che non guarda ad altro se non al business. Un mondo dove ogni scelta, ogni progetto e ogni dichiarazione serve solo ad arrivare allo scopo ultimo: fare soldi.
In questo specifico periodo storico, oltretutto, siamo più che mai spinti a pensare ad Hollywood come ad una palude piena di fango. Un'industria marcia, piena di crimini nascosti in bella mostra. Tra molestie e diffamazioni, sembrerebbe quasi che il cinema abbia perso la sua aurea dorata, quella sua tacita natura di fabbrica dei sogni, dove la luce riesce a creare storie nelle quali gli spettatori si possono rispecchiare. Una sorta di pensatoio di Albus Silente dove non dobbiamo rivivere il passato, ma assaporare le possibilità sconfinate di vite che forse non saranno mai le nostre, ma che abbiamo l'occasione di vivere lo stesso.
In una Hollywood dipinta di queste tinture cupe sembra quasi impossibile riuscire ad immaginare muoversi Robin Williams. Come una stonatura, una discromia che spezza la forza dirompente delle ombre di un'industria corrotta con l'arcobaleno del suo evidente talento istrionico.
Attore dal volto pulito, gli occhi cerulei e una comicità in grado di prendere per mano chiunque gli abbia mai dato la possibilità di esporsi, l'interprete ha rappresentato un'altra faccia di quel mondo patinato fatto di tornaconti personali e superficialità imperanti.
In qualche modo lo rappresenta ancora.
Oggi, undici agosto, sono passati esattamente cinque anni dal giorno in cui il mondo si svegliò con la notizia che Robin Williams, la maschera sorridente che aveva accompagnato i pomeriggi e le serate di molti di noi, si era tolto la vita.
Il comico che mostrava il suo volto sorridente davanti alla macchina da presa e che per molti rappresentava una ricetta di assicurato buon umore era, in realtà, un uomo complesso, pieno di fragilità che nascondeva allo sguardo del pubblico che lo amava.
Un uomo a cui venne diagnostica una grave malattia degenerativa e che una mattina di cinque anni fa decise di preferire il suicidio al declino, alla paura, alla sofferenza. Un uomo che si è tolto la vita senza che a nessuno di noi sia possibile riuscire a salire davvero al nocciolo di una decisione tanto privata.
Nato nel 1951, Robin Williams era un uomo che sembrava essere stato creato dai filamenti che uniscono un buon cuore ad una forza immaginativa che a volte poteva rivelarsi un'arma a doppio taglio. Perché se è vero che è storico il fatto che durante le riprese della serie Mork e Mindy fosse stata aggiunta una camera in grado di cogliere tutte le improvvisazioni dell'attore, è altresì corretto affermare che nella complessità dell'atto creativo Robin Williams si perdeva in alti e bassi. Come se fosse sempre in lotta con se stesso e, peggio ancora, contro se stesso.
Questo è il ritratto che emerge, ad esempio, nel documentario Robin Williams: Come Inside My Mind, dove amici e colleghi cercano di rimettere insieme i pezzi di una personalità che era sì scoppiettante, ma che celava schegge di oscurità che a volte lo facevano perdere in sé stesso. Billy Crystal, ad esempio, ha raccontato degli alti e bassi di Robin Williams, delle sue insicurezze, di quei momenti in cui scivolava in quella che sembrava essere una guerra denigratoria contro i propri demoni e i propri limiti.
Robin Williams, che decise di voler diventare comico per riuscire a far ridere suo padre, un tipo austero, poco avvezzo alle dimostrazioni di affetto e di ilarità, che invece scoppiava a ridere vedendo i comici alla TV. Eccolo, il piccolo Robin Wiliams: un bambino che guarda la TV insieme al padre e sogna di riuscire a farlo ridere, come a voler richiamare la sua attenzione. Come a voler essere accettato ancora di più. Ed è proprio questo senso di accettazione che l'attore rincorrerà per tutta la sua carriera. Ma d'altra parte non è quello che vogliamo tutti? In Come Fermare il Tempo, Matt Haig scrive che la gioia più pura del mondo è far ridere qualcuno a cui vuoi bene.
Robin Williams ha fatto ridere più di una generazione.
E forse lui non conosceva neanche un quinto di quelle persone che sorridevano con lui.
Ma era indubbio che quelle persone, a lui, volevano bene.
Gliene vogliono ancora, come dimostrano le tante prove di affetto che in queste ore stanno rimbalzando sui social e sui siti specializzati.
Ecco perché sembra lecito se non proprio doveroso fermarsi e provare a raccontarlo.
Non tanto l'attore, la carriera, le notizie e i fatti che vi potrà raccontare qualsiasi gita più o meno consapevole sull'Internet Movie Data Base.
Ma raccontare chi era Robin Williams, per noi.
Ci sono attori che, quando si spengono, fanno sembrare il mondo un posto un po' più brutto.
Robin Williams faceva parte di questo gruppo.
Se si volesse fare un paragone con una realtà italiana, potremmo fare il nome di Bud Spencer.
Ma il fatto è che Robin William non si è limitato ad andarsene.
Lui ci ha lasciato.
Ma Robin Williams è stato anche il protagonista di alcuni dei primi film che chi scrive ha visto e ha amato.
Robin Williams ci ha insegnato ad esultare in Hook – Capitan Uncino, ricordandoci che diventare grandi non deve necessariamente coincidere con la perdita dell'immaginazione e della forza prorompente di credere nelle fate. Di credere che la bellezza e la magia possano esistere al di là della nostra capacità di vederle concretamente.
Robin William era l'attore che si nascondeva dietro l'esuberanza del genio di Aladdin, a cui Will Smith ha cercato di rendere omaggio nell'ultimo live action omonimo di casa Disney. Una creatura divertente che anelava la libertà, come in un'ultima analisi ha dimostrato di voler fare anche Robin William, che con il genio era talmente in sintonia da esserne stato in qualche modo l'ispirazione. Leggenda vuole che alla Disney decisero l'outfit del genio nella scena finale di Aladdin sulla base di costumi che Robin Williams indossava in una pellicola precedente: si trattava del cortometraggio del 1989 Back to Neverland.
Naturalmente tra i ruoli più significativi di Robin Williams c'è quello del professor Keating de L'attimo fuggente, quel'insegnante anticonvenzionale che ha insegnato a tutti noi cosa significasse in latino Carpe Diem e che ha cercato di trasmettere il senso di cogliere l'attimo, di vivere le opportunità e di non mettere in pausa la vita per paura di fallire, di ricevere un no in risposta. Ma ci sono così tanti ruoli nella filmografia di Robin Williams che hanno finito col fare parte dell'immaginario collettivo che sarebbe molto difficile, per non dire impossibile, cercare di spiegare cosa abbia significato ogni interpretazione.
Tuttavia è probabile che anche voi abbiate nei vostri ricordi l'immagine della vostra famiglia seduta davanti allo stesso televisore, ridendo degli sforzi fatti da un uomo per rimanere al fianco degli figli in Mrs. Doubtfire, o le tragicomiche avventure di Armand Goldman costretto a mentire per amore del figlio nello spassoso Piume di Struzzo, con un Nathan Lane in stato di grazia. Forse avete pianto anche voi vedendo un marito affrontare (letteralmente) l'inferno in Al di là dei sogni, oppure avete sentito il vostro cuore spezzarsi nella scena in cui Robin Williams recita una poesia famosa di Neruda in Patch Adams. Forse ci siamo fatti tutti irretire dalla storia struggente ma folle del La Leggenda del Re Pescatore, tutti abbiamo trattenuto il fiato in attesa di scoprire se i protagonisti di Jumanji sarebbero riusciti a tornare a casa.
Ecco quello che ha fatto Robin Williams nel corso della sua carriera.
Ci ha fatto ridere, certo.
Ci ha fatto piangere, naturalmente.
Ma, soprattutto, ha creato un terreno comune.
Ci ha resi uniti, anche se siamo lontanissimi.
Ha, in qualche modo, creato uno sfondo di esperienze condivise.
Ci ha ricordato che sappiamo volare.
E lo ricordiamo ancora oggi.
Lo ricordiamo anche oggi: nello stesso giorno in cui lui se ne è andato e, forse proprio come il genio, sospira sorridendo, assaporando la sua agognata libertà.
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